Farmaci e alimenti

Farmaci e alimenti

Fin dall’inizio della civiltà umana un profondo legame reciproco che ha influito sullo sviluppo stesso della civiltà.
I rapporti tra cibo e farmaci sono di mutua interdipendenza: spesso nei cibi sono contenute sostanze con azione farmacologia o tossica, presenti fin dall’inizio o sviluppatesi durante la preparazione dei diversi alimenti oppure aggiunti per migliorare la qualità, e, d’altra parte,il cibo può influenzare in modo consistente l’attività di diversi farmaci.
Inoltre l’uomo da sempre ha cercato di manipolare, attraverso le tecnologie di coltivazione, la fonte di alimenti con proprietà farmacologiche o medicamentose utili cercando di accrescere il loro contenuto oppure, nel caso della presenza di sostanze tossiche, diminuendone la produzione.

Ultimamente questo processo è stato facilitato ed abbreviato dalla introduzione in agraria delle biotecnologie.
Le biotecnologie hanno permesso di rendere più veloci i lunghi tempi di selezione genetica, permettendo di modificare direttamente e con sicurezza il genoma delle piante.
Piante modificate geneticamente con l’inserzione di geni che codificano per enzimi e altri fattori sono talvolta utilizzate addirittura come officine farmaceutiche per produrre farmaci, per esempio vaccini, non presenti naturalmente nelle piante
Nel valutare i rapporti tra cibo e farmaci è necessario considerare che la composizione del cibo in diversi alimenti e la sua manipolazione, dalla cottura alla preservazione, è stata il frutto di una lunga sperimentazione, durata secoli, che ha ottimizzato nelle varie culture l’alimentazione a seconda della materia prima disponibile, della composizione genetica degli individui da nutrire e delle esigenze ambientali e di lavoro.

Nei tempi recenti la globalizzazione delle culture ha portato ad uno scambio anche di natura alimentare tra le popolazioni che non tiene più conto di questi elementi essenziali ma si basa soprattutto su fattori economici.
Inoltre la tecnologia di preparazione e conservazione dei cibi ha subito delle innovazioni importanti permettendo di sostituire la preparazione artigianale domestica,e quindi “personalizzata”, con una preparazione industriale che prevede l’uso di additivi che spesso hanno attività farmaco-tossicologica e che introducono un ulteriore fattore di complicazione nei rapporti tra cibo e farmaci.
I rapporti tra farmaci e cibo si sono fatti,quindi, sempre più complessi e difficili da codificare in schemi e ricette.
Se per attività farmaco-terapeutica di una sostanza si intende anche la sua capacità di prevenire l’insorgere di malattie o di aumentare lo stato di salute di una popolazione o di un individuo, ecco che si apre un ulteriore campo di rapporti tra cibo e farmaci intendendo il cibo come un macro farmaco.

Ultimamente anche questo aspetto, che ha assunto il nome di nutraceutica,è stato molto studiato, applicando raffinate indagini di laboratorio ed epidemiologiche, così da arrivare a suggerire l’uso di particolari diete sia per la prevenzione di malattie cardiovascolari, tumorali, degenerative o metaboliche, sia per coadiuvare l’attività terapeutica di alcuni farmaci.
Nel cibo possiamo identificare dei macronutrienti, lipidi, carboidrati, proteine, e dei micronutrienti, per esempio minerali, vitamine, antiossidanti, e tutti questi componenti possono interagire con i farmaci.
Inoltre, l’eventuale attività terapeutica del cibo in alcuni casi può essere dovuta non a specifiche sostanze contenute nei cibi a dosi farmacologicamente attive (per es teobromina, teofillina, caffeina) ma ad una proporzione particolare tra macro e micronutrienti del cibo che può stimolare particolari funzioni metaboliche e così essere utile nella prevenzione di alcune patologie.

Perché sta avendo molto successo il termine “nutraceutica”?
Esso è stato coniato dal De Felice combinando il termine “natura” con quello di “farmaco” evocando quindi l’idea di farmaco naturale, (sostanza che cura perchéha le proprietà di un farmaco, ma che non fa male, seguendo l’assurda convinzione che ciò che è naturale non può far male, come se ogni sostanza naturale, dalla cicuta alle tossine vegetali, fosse sempre innocua).
Il nome è spesso utilizzato, anche in modo non proprio, dalle industrie e associazioni salutiste per favorire il consumo di prodotti che loro ritengono utili per la salute.
Inoltre c’è imprecisione legislativa, in Italia e in Europa, su come classificare questi prodotti che occupano una posizione intermedia tra farmaci e alimenti e quali prodotti possano o’debbano essere identificati come nutraceutici.

Interazioni tra cibo e farmaci.
Le interazioni tra cibo e farmaci sono piuttosto complesse e possono avvenire sia attraverso modificazioni delle varie tappe della cinetica dei farmaci nell’organismo sia modificando le interazioni dei farmaci con i loro bersagli.

Farmacocinetica
Le interazioni maggiori tra alimenti e farmaci riguardano la farmacocinetica in quanto il cibo può modificare la concentrazione di farmaci assunti ed il loro permanere nell’organismo.
Questo avviene interagendo con diversi processi che regolano il destino del farmaco all’interno dell’organismo, quali: l’assorbimento, il la biotrasformazione, l’escrezione e il trasporto nei tessuti.

L’assorbimento
Se un farmaco è assunto per via orale è abbastanza evidente che l’attività del sistema digerente possa avere un effetto sull’assorbimento del farmaco.
Il Contenuto lipidico, proteico, zuccherino o in fibre dei cibi ingeriti può condizionare in modo positivo o negativo la mobilità intestinale, influire sulla circolazione sanguigna dell’intestino e sulla secrezione di ormoni, fattori, enzimi e sostanze che modificano la capacità di assorbimento; il cibo può influenzare il pH intestinale e, quindi, favorire o’diminuire per via fisico-chimica l’assorbimento di molecole, inoltre nel cibo sono presenti alcune componenti, per es le fibre, che possono interagire con i farmaci sequestrando o rendendoli meno assorbibili.
In genere la presenza di cibo diminuisce l’assorbimento di farmaci.
Per esempio il cibo impedisce quasi completamente l’assorbimento di un farmaco importante contro l’osteoporosi che è l’Alendronato, o’diminuisce in modo consistente anche l’assorbimento di ACE inibitori o delle cefalosporine.
Una dieta ricca di Calcio e molti antiacidi minerali possono diminuire l’assorbimento di ciprofloxacina o di tetraciclina; una dieta ricca di fibre o di cereali riducono l’assorbimento degli antidepressivi triciclici, dei diuretici o della digitale.
Ma la presenza di cibo nello stomaco può anche aumentare l’assorbimento come nel caso delle cefuroxime e delle statine.

Biotrasformazione
E’ un campo oggi in grande evoluzione. Un farmaco una volta assorbito dalle cellule intestinali, ma spesso anche durante l’assorbimento stesso, può essere metabolizzato, ciò è modificato chimicamente da diversi sistemi enzimatici che ne possono modificare completamente la sua attività farmacologia.
Questo processo avviene già nelle cellule intestinali ma, soprattutto, nel fegato.