Digestione difficile? Aiutala con BI-ENZIMA Ben

Digestione difficile? Aiutala con BI-ENZIMA Ben

INTRODUZIONE

La digestione enzimatica delle proteine avviene nell’intestino tenue grazie al microbioma e questa cooperazione viene regolata in maniera sana nella mucosa intestinale.
Ma non solo. Perché tutto funzioni è necessaria la pepsina dell’acido gastrico.
Ora la produzione di acidi gastrici dipende, tra l’altro, dalla colonizzazione batterica nell’intestino tenue, e nel caso di un microbioma disturbato, si ha spesso ipoacidità nello stomaco.
In uno stomaco non sufficientemente acido le proteine, però, vengono scisse in maniera incompleta perché gli enzimi preposti alla loro decomposizione non possono agire a sufficienza.
Anche il microbiota gastrico ha un ruolo palesemente importante, in quanto coinvolto nella digestione.

Se parti di proteine non digerite finiscono nell’intestino tenue, queste portano a un aumento dei batteri che digeriscono le proteine, che in realtà non si dovrebbero trovare lì, come ad esempio il Clostridium.
Attraverso questo batterio i residui delle proteine vengono trasformati in altri composti diversi da quelli soliti, oppure in frammenti di proteine che, in condizioni di salute, presenti in piccole entità e adempienti compiti importanti nelle strategie di regolazione, compaiono all’improvviso in quantità eccessiva.

Tutte le trasformazioni chimiche che avvengono nell’organismo, incluse quelle operate durante la digestione, sono attivate da numerosissime e specifiche sostanze organiche di natura proteica, chiamate enzimi, termine coniato nel 1878 dal medico e fisico tedesco Wilhelm Friedrich Kühne e acquisito dalla comunità scientifica fin dal 1897 per indicare tutti i biocatalizzatori (o bioregolatori = sostanze che accelerano le reazioni dei sistemi biochimici negli organismi viventi).
La parola enzima, un tempo definito fermento, deriva dal greco “en = dentro” e “zymo = fermento o lievito”, col significato di “insito nel lievito”, poiché Kuhne riteneva che tali sostanze fossero presenti solo nelle cellule vive dei lieviti.

Fu il chimico tedesco Eduard Buchner, premiato in seguito col Nobel per la chimica, che ne comprese le funzioni biologiche, dimostrando che determinate fermentazioni avvenivano anche senza la presenza di cellule di lievito vive, e quindi indipendentemente da cellule viventi, e chiamò “zimasi” l’enzima che aveva operato la fermentazione dello zucchero saccarosio, su cui stava sperimentando.
In questo contesto ci occuperemo in particolare degli enzimi digestivi, che sono presenti in ogni organismo vivente, sia vegetale che animale; essi sono prodotti dalle cellule, dai batteri e dai funghi; nell’uomo in particolare gli enzimi sono in parte sintetizzati dallo stesso organismo, in parte introdotti col cibo, che essi stessi contribuiscono a demolire per trasformarlo in materiale utile per costruire nuovi tessuti come ossa, muscoli, pelle, cellule nervose, oltre a riparare e mantenere efficiente tutto l’organismo.
Gli enzimi introdotti col cibo sono molto sensibili al calore, perciò, per poterne usufruire, è indispensabile assumere quotidianamente.

Gli enzimi sono definiti “catalizzatori biologici” perché svolgono la funzione fondamentale “catalizzare”, cioè di attivare e accelerare le reazioni biochimiche che avvengono in un organismo, facendo sì che accadano alla giusta temperatura corporea, ad un pH adeguato, e in tempi appropriati, rendendole così compatibili con la vita, senza subire in questo processo alcuna modificazione, o partecipare alla reazione stessa, o venirne consumati: essi, terminata la reazione, ritornano inalterati alla forma chimica originale: possiamo paragonare gli enzimi ad un direttore di orchestra, che coordina e armonizza l’intervento di tutti gli strumenti dell’orchestra durante l’esecuzione di una melodia, senza suonare alcuno strumento.

L’azione degli enzimi è assolutamente indispensabile per la vita: senza il loro intervento, le velocità di molte reazioni biochimiche sarebbero così lente (secondo i casi ore, giorni, settimane, mesi o anche anni) da essere incompatibili con la vita come noi la conosciamo, con i suoi peculiari ritmi fisiologici.
Alcuni enzimi agiscono in ambiente neutro (bocca), altri in ambiente acido (stomaco), altri ancora in ambiente leggermente alcalino (duodeno).

 

Esistono integratori di enzimi naturali di origine vegetale, come gli enzimi fungali, ottenuti attraverso un procedimento naturale ideato dal dott. Edward Howell, mediante la fermentazione di un ceppo non tossico di Aspergyllus oryzae, che viene rimosso al termine della fermentazione anche per evitare possibili reazioni allergiche; essi sono enzimi prodotti da maltodestine sottoposte a fermentazione fungina, che contengono naturalmente lo spettro completo di enzimi: amilasi, proteasi, glucosamilasi, lipasi, lattasi, pectinasi, maltasi, cellulasi, invertasi, alfa-galattosidasi, endofitasi, che possono supportare e sostenere le funzioni digestive fisiologiche, sia quelle che avvengono in ambiente acido come lo stomaco, sia quelle che si realizzano in ambiente alcalino o neutro, e inoltre, fattore non trascurabile, tali enzimi fungali agiscono alla temperatura corporea; essi, assunti prima del pasto, sono in grado di pre-digerire i principi alimentari di varia natura, come proteine, grassi, latticini, carboidrati e zuccheri, e in particolare sono in grado di scomporre l’acido fitico (endofitasi) che impedisce una buona assimilazione dei minerali provenienti dai vegetali quali cereali e legumi, come ad esempio il “ferro non-eme” (ferro contenuto nei vegetali, meno assimilabile rispetto al “ferro eme” contenuto nelle carni).

L’integrazione enzimatica inoltre è in grado di collaborare con gli enzimi pancreatici naturalmente secreti dall’organismo, consentendo un minore sforzo di produzione enzimatica da parte del pancreas stesso, per una migliore digestione di fibre, carboidrati, proteine e grassi verso una loro più completa assimilazione, che contribuisce anche a prevenire la formazione di quelle macromolecole indigerite le quali, compromettendo la funzionalità della mucosa intestinale, ne possono provocare lesioni, trasformandosi in potenti allergeni; le macromolecole indigerite infatti vengono considerate dal corpo come antigeni (fenomeno definito leucocitosi, che consiste in un attacco da parte dei globuli bianchi verso le macromolecole indigerite), capaci di innescare una serie di patologie infiammatorie, immunitarie e autoimmuni che, da moderne ricerche, vengono sempre più collegate a un’ampia serie di disturbi che possono interessare vari distretti, come problematiche allergiche e asma.

L’integrazione di enzimi digestivi può essere indicata anche come strumento per la riparazione della membrana intestinale lesa; essi costituiscono inoltre il nutrimento per i batteri come Acidophilus e Bifidus, benefici per la flora batterica intestinale, che contribuiscono quindi a mantenere efficiente evitando la disbiosi condizione anomala che potrebbe ostacolare la corretta assimilazione dei principi nutritivi, e favorire una sorta di intossicazione innescata dall’assorbimento di sostanze tossiche.

La lattasi in particolare, enzima deputato alla digestione del lattosio, lo zucchero presente nel latte, aiuta a risolvere i casi di deficit costituzionali, parziali o assoluti, di questo enzima, responsabile di una assai comune forma di intolleranza alimentare, che causa gonfiore intestinale, spiccata flatulenza, fino a provocare diarrea in seguito all’ingestione di anche minime quantità di latte, incluso il burro che ne contiene tracce, o di alimenti ricchi di lattosio (ricordiamo che lo yogurt non contiene lattosio, poiché esso è già “digerito” dai fermenti lattici).

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Bibliografia
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